PAROLE IN VIAGGIO

SEZIONE DEDICATA ALLE TESTIMONIANZE DEI MIGRANTI

Report dell'incontro tenutosi il 7 luglio 2012, in occasione di ARCI FEST

L'ITALIA SONO ANCH'IO.

Persone: Deni, Adriana, Iuliana, Maria, Augusta, Mario, Nassim, Said, Fathena, Natasha, Modu, Demba, Francesco, Paola, Gaetano.
Paesi: Albania, Romania, Cile, Eritrea, Filippine, Tunisia, Palestina, Russia, Senegal, Italia.
Parole: relazioni, comunitario, integrazione, tempo, ARCI, grazie, formazione, lavoro, speranza, viaggio, storia, fatica, esiliarsi, diritti e case del popolo, unità, grazie.

Giuseppe di Vittorio, prima di diventare uno dei leader del sindacalismo italiano, era un bambino poverissimo figlio di braccianti pugliesi e anche lui, fin da giovanissimo, faceva questo durissimo lavoro. Capì subito che, per non togliersi più il cappello di fronte ai padroni, era necessario conoscere le parole. Per questo un giorno decise di spendere i pochissimi soldi che aveva in tasca per comprarsi un abbecedario dove imparare le parole…

Il 7 luglio, nella serata finale dell'ARCI Fest alla Cittadella, non si è svolto un incontro/iniziativa/convegno in cui autorevoli esperti del settore parlavano dell'immigrazione. Si è scelto di dare un taglio diverso dal solito: i migranti hanno scelto ognuno una parola e hanno preso la parola per raccontare un aneddoto, un percorso, uno stato d'animo, un sogno, una paura, un'emozione significativi per il proprio percorso migratorio. Ne è venuta fuori una serata non convenzionale.

Si è parlato del dramma di un viaggio sotto un camion senza una metà precisa se non la felicità, della speranza di un futuro migliore, della propria storia, della fatica di essere migranti in un paese molte volte non accogliente come sarebbe giusto e del tempo che è passato da quando si è abbandonata la propria terra. Poi si è discusso, prendendo spunto da una bellissima poesia, del sentirsi come in esilio nel paese in cui si vive, dell'importanza del lavoro per costruirsi un futuro migliore rispetto a quello di povertà, guerra o persecuzione che ci si è lasciati alle spalle e del dramma di quando, e oggi finalmente si sta andando in una direzione diversa, la perdita del lavoro accompagna la perdita del permesso di soggiorno. Poi abbiamo con piacere ascoltato delle relazioni che si è riusciti a costruire in Italia grazie al proprio impegno, ai familiari, agli amici, ma anche ad associazioni, come l'ARCI, impegnate nell'accoglienza e nell'integrazione.

Spesso le parole che accompagnano la narrazione dell'immigrazione non sono queste…
Sarebbe necessario costruire un nuovo vocabolario dell'immigrazione che sostituisca quello attuale. Basta aprire un giornale o accendere la televisione per sentire le parole extracomunitario e clandestino. La prima descrive gli "altri" come extra, altro da "noi". La seconda marchia a fuoco qualcuno non per quello che fa ma per quello che è, cioè una persona senza documenti.
Vorremmo un paese che a una persona che arriva non chiede un documento, ma chiede quale sia la sua storia, la sua cultura, la sua ambizione e che pensi a tutto questo, non come un pericolo, ma una risorsa.

 "L'Italia sono anch'io" è un'importante campagna per il riconoscimento della cittadinanza italiana ai figli migranti nati in territorio italiano che superi l'attuale legislazione basata sul vecchio ius sanguinis. Grazie all'impegno di numerose associazioni e partiti, tra cui l'ARCI, è stato superato abbondantemente il tetto delle 100000 firme per la proposta di legge di iniziativa popolare nonostante, per la presentazione alla Camera ne bastassero solo 50000…
L'Italia sono anch'io è però, forse, anche il senso delle parole che abbiamo avuto il piacere di ascoltare sabato pomeriggio alla Cittadella. Sta a noi ascoltarle e, magari, tutti insieme, utilizzarle per costruire il vocabolario dell'Italia di domani.

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